Note di biografia gramsciana, e sulle vittime italiane delle epurazioni staliniane
Elenchiamo, per la comodità di un veloce riferimento, i quaderni carcerari di G., con brevissime indicazioni su loro identificazione e contenuto, indicazioni tratte liberamente dalle note introduttive, a ciascun quaderno e molto precise, di Gianni Francioni per l’edizione anastatica dei quaderni da lui curata nel 2009 per la Biblioteca Treccani e l'Unione Sarda; edizione in 18 volumi, di cui il primo introduttivo con saggi di Aldo Accardo, Gianni Francioni e Giuseppe Vacca.
Per la datazione di massima della stesura dei diversi quaderni, inserita anche nella nostra timeline principale, ci siamo fidati del lavoro molto accurato di Francioni, che si serve di una messe di dati incrociati, e delle sue conclusioni, che ci sono sembrate sempre plausibili anche quando ipotetiche. Una prima osservazione, molto generale ma sufficiente come elemento biografico, è che la scrittura di G. si divide in due periodi ben definiti e con caratteristiche diverse. La gran massa delle note sono redatte negli anni dal 1929 - un autografo di G. indica nell'8 febbraio 1929 l'inizio della scrittura della prima nota - ai primi mesi del 1933. La crisi pisco-fisica di G. è del 7 marzo 1933 e G. lascerà Turi per Formia nel novembre del 1933; da accenni nelle lettere di Tania sappiamo che non riuscirà a riprendere a scrivere fino a tutta la prima metà del 1934. Il secondo periodo perciò, di circa un anno o poco più, è dalla metà del 1934 al successivo trasferimento da Formia a Roma, nell'agosto 1935, e in questi mesi G. soprattutto ricopia le sue precedenti note, con un tentativo di organizzarle per quaderni tematici. L'attività di scrittura di G. non sembra essere ripresa a Roma.
I quaderni possono essere raggruppati come segue: quattro (4) quaderni, i quaderni indicati come A, B, C e D (quest'ultimo un album da disegno con un breve testo dai fratelli Grimm, forse pensato per un regalo ai nipoti), furono usati per gli esercizi di tedesco, russo e un poco di inglese a cui G. si dedico in un primo periodo; i quaderni delle note scritte a Turi sono nove (9): quaderni 1, 2, 9, 4, 3, 7, 5, 6 e 8; a questi sembra seguire un gruppo di otto (8) quaderni con note, comprese diverse in seconda stesura, scritte tra Turi e Formia: quaderni 10, 12, 13, 11, 16, 14, 15 e 17; gruppo a cui aggregare i due (2) quaderni rimasti intonsi, quaderni usualmente indicati come 17bis e 17tris. Infine il gruppo di dodici (12) quaderni senza contrassegni carcerari, quindi plausibilmente acquistati a Formia: quaderni 18, 19, 20, 21, 22, 23, 24, 25, 26, 27, 28 e 29. Questi ultimi sono spesso solo parzialmente utilizzati e mostrano un tentativo di un raggrupamento tematico delle note, per la maggior parte in seconda stesura. In tutto sono quindi 33 (+2 intonsi) quaderni, con direi 29 significativi, e al massimo 17 strettamente carcerari, scritti almeno in gran parte a Turi. La numerazione da 1 a 29, e da A a D, è dovuta a Gerratana, per la sua edizione critica.
Dopo la scomparsa di G., e prima di tornare in URSS, Tania redasse un elenco delle note contenute nei quaderni carcerari, e appose delle etichette sulle copertine dei quaderni (vedi sotto), con una sua numerazione in numeri romani, senza un criterio apparente.
I Quaderni sono stati ampiamente studiati: l'edizione anastatica già indicata, l'edizione critica di Valentino Gerratana del 1975, e l'edizione in corso per le Opere complete contengono ricche informazioni su ogni aspetto redazionale che può suscitare qualche domanda, e inoltre nell'insieme comprendono l'individuazione dei numerossisimi riferimenti a testi, opere o persone che occorrono nei quaderni carcerari. Per qualsiasi curiosità e precisazione si rinvia a quelle edizioni, i cui apparati è impossibile qui riassumere anche solo per sommi capi.
Estraneo a qualsiase connessione accademica, con il solo aiuto esterno dell'invio regolare di una selezione di riviste e di un conto librario aperto sostenuto dalla famiglia Sraffa, in piena solitudine, sotto la costrizione di un regime di minuto controllo carcerario, di costituzione fisica debole e malata, separato dagli affetti e dai due figli; appare sorprendente se non del tutto miracolosa, ed emoziona ancora oggi quando ci rende conto dell'insieme delle durissime condizioni in cui si trovava, la tenacia con cui Gramsci perseguì l'esposizione scritta dei suoi studi, con calligrafia limpida e chiara, subito in bella, e nessun elemento che possa indurre a pensare che abbia patito dei momenti di confusione mentale o perdita del senso delle realtà. Ancor più soprendente considerando che il nucleo principale della pagine fu scritto, in prima redazione, nel breve periodo di 36/48 mesi, nella Casa penale speciale di Turi, negli anni sicuramente più duri e angosciosi della sua detenzione, anni che si concluderanno con la grave crisi psico-fisica del marzo 1933.
nota:
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