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Note di biografia gramsciana,
e sulle vittime italiane delle epurazioni staliniane

Blog Storia PCI
martedì 23 marzo 2021
(revisione: 7 febbraio 2022 11:32:17)

Pons vs. Berlinguer, 3

Qualche pagina da Silvio Pons, «Berlinguer e la fine del Comunismo», Einaudi, Torino, 2006


Le scansioni, con qualche passaggio evidenziato, del capitolo «Lo 'strappo' riluttante»  di Silvio Pons,  «Berlinguer e la fine del Comunismo», Einaudi, Torino, 2006 (vedi post), capitolo dedicato ai dibattiti nel PCI nei giorni successivi al colpo di Stato militare in Polonia, 1980. Segue qualche ulteriore brevissimo commento.


Clicca sulla scansione per ingrandirla. Puoi scorrere le scansioni.

Tre passaggi che colpiscono:

  • il giudizio liquidatorio delle posizioni di Tatò, che pur di Berlinguer fu stretto consigliere;

  • la teoria, attribuita a Berlinguer, delle tre fasi storiche del movimento socialista: socialdemocratica (fino alla prima guerra mondiale?), sovietica, e -terza- quella auspicata con protagonista il "movimento operaio nell'Occidente europeo" (fase eurocomunista?).  Teoria che appare piuttosto bislacca, e che, se fu realmente teorizzata, fu un wishful thinking per evitarsi il dilemma, in effetti ineludibile, tra 'ci siamo sbagliati fin dal 1917' e 'nonostante tutto l'URSS è meglio e da difendere';

  • tra le righe, il danno di non aver lasciato andare Cossutta, che nelle note qui non riprodotte Pons suggerisce chiaramente che abbia agito in combutta con Ponomariov.

I motivi della riluttanza dello «strappo» furono probabilmente molteplici, e principale alla fin fine quello che nessuno modifica completamente delle ben radicate convinzioni con cui si è identificato per gran parte della propria vita (se non forse per eventi traumatici o a seguito di circostanze eccezionali). Valse comunque, io credo, non tanto il timore di un ampia emorragia di militanti e/o elettori -che non ci sarebbe stata (semmai ebbe un qualche peso il mito dell'unità)-, ma la contezza della difficoltà di collocare, nel quadro interno oltre che in quello internazionale, un PCI completamente divorziato da Mosca. Per il quadro interno, un qualsiasi tentativo di (ri)collocazione nell'area socialista (e di iscrizione all'Internazionale Socialista) avrebbe richiesto una modifica molto articolata di convinzioni, prassi di comportamento e apparati che nessuno ebbe di fatto la lucidità di affrontare (perfino dopo il 1989, e il campo libero lasciato dal collasso di PSI e PSDI, quella ricollocazione è stata molto parziale). Per il quadro internazionale, nessuno -nemmeno nei circoli iper atlantici- sembra che fu mai veramente interessato a un modifica di collocazione internazionale del PCI, in particolare se pensata fuori dalle specifiche strategie dell'alleanza atlantica, anche solo per il timore di contracolpi non programmati negli equilibri dello scenario europeo.


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